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      Niuno piú di Pitt dagli esempi domestici ne avrebbe dovuto esser convinto, se mai la vendetta dei diritti borbonici fosse stata la cagione e non giá il pretesto della lega, che una tal guerra, col pretesto di rimettere un re, era inutile.
      La nazione napolitana, lungi dall'avere questa unitá nazionale, si potea considerar come divisa in tante diverse nazioni. La natura pare che abbia voluto riunire in una picciola estensione di terreno tutte le varietá: diverso è in ogni provincia il cielo, diverso è il suolo; le avanie del fisco, che ha sempre seguite tali varietá per ritrovar ragioni di nuove imposizioni ovunque ritrovasse nuovi benefíci della natura, ed il sistema feudale, che ne' secoli scorsi, tra l'anarchia e la barbarie, era sempre diverso secondo i diversi luoghi e le diverse circostanze, rendevano da per tutto diverse le proprietá ed, in conseguenza, diversi i costumi degli uomini, che seguon sempre la proprietá ed i mezzi di sussistenza.
      Conveniva, tra tante contrarietá, ritrovare un interesse comune, che chiamare e riunir potesse tutti gli uomini alla rivoluzione. Quando la nazione si fosse una volta riunita, invano tutte le potenze della terra si sarebbero collegate contro di noi. Se lo stato della nostra nazione presentava grandi ostacoli, offriva, dall'altra parte, grandi risorse per menare avanti la nostra rivoluzone.
      Si avea una popolazione, la quale, sebbene non avrebbe mai fatta la rivoluzione da sé, era però docile a riceverla da un'altra mano. I partiti decisi erano ambedue scarsi: la massima parte della nazione era indifferente.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





Pitt