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      Ciascuno era mosso da quel disordine che piú lo aveva colpito nell'antico governo. Non intendo con ciò offendere la mia nazione: questo è un carattere di tutte le rivoluzioni; ma, al contrario, qual altra può, al pari della nostra, presentare un numero maggiore o anche eguale di persone che solo amavano l'ordine e la patria?
      Si prendeva però, come suol avvenire, per oggetto principale della riforma ciò che non era che un accessorio, ed all'accessorio si sagrificava il principale. Seguendo le idee de' patrioti, non si sapeva né donde incominciare né dove arrestarsi.
      Che cosa è mai una rivoluzione in un popolo? Tu vedrai mille teste, delle quali ciascuna ha pensieri, interessi, disegni diversi delle altre. Se a costoro si presenta un capo che li voglia riunire, la riunione non seguirá giammai. Ma, se avviene che tutti abbiano un interesse comune, allora seguirá la rivoluzione ed andrá avanti solo per quell'oggetto che è comune a tutti. Gli altri oggetti rimarranno forse trascurati? No; ma ciascuno adatterá il suo interesse privato al pubblico, la volontá particolare seguirá la generale, le riforme degli accessorii si faranno insensibilmente dal tempo, e tutto camminerá in ordine.
      Non vi è governo il quale non abbia un disordine che produce moltissimi malcontenti; ma non vi è governo il quale non offra a molti molti beni e non abbia molti partigiani. Quando colui che dirige una rivoluzione vuol tutto riformare, cioè vuol tutto distruggere, allora ne avviene che quelli istessi, i quali braman la rivoluzione per una ragione, l'aborrono per un'altra: passato il primo momento dell'entusiasmo ed ottenuto l'oggetto principale, il quale, perché comune a tutti, è sempre per necessitá con piú veemenza desiderato e prima degli altri conseguito, incomincia a sentirsi il dolore di tutti gli altri sacrifici che la rivoluzione esige.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270