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      «Avrete un governo libero e giusto, fondato sopra i princípi dell'uguaglianza; gl'impieghi non saranno il patrimonio esclusivo de' nobili e de' ricchi, ma la ricompensa de' talenti e della virtú»... Potente motivo per il popolo, il quale non si picca né di virtú né di talenti, vuol esser ben governato, e non ambisce cariche! «Un santo entusiasmo si manifesti in tutt'i luoghi, le bandiere tricolori s'innalzino, gli alberi si piantino, le municipalitá, le guardie civiche si organizzino»... Qual gruppo d'idee che il popolo o non intende o non cura! «I destini d'Italia debbono adempirsi». «Scilicet id populo cordi est: ea cura quietos sollicitat animos». «I pregiudizi, la religione, i costumi»... Piano! mio caro declamatore; finora sei stato solamente inutile, ora potresti esser anche dannoso(33).
      Il corso delle idee è quello che deve dirigere il corso delle operazioni e determinare il grado di forza negli effetti. Le prime idee che si debbono far valere sono le idee di tutti; quindi le idee di molti; in ultimo luogo le idee di pochi. E, siccome coloro che dirigono una rivoluzione sono sempre pochi di numero ed hanno piú idee degli altri, perché veggono piú mali e comprendono piú beni, cosí molte volte è necessario che i repubblicani per istabilir la repubblica si scordino di loro stessi. Molti mali soffrí per lungo tempo Bruto, moltissimi ne previde, ma, finché fu solo a soffrire ed a prevedere, tacque; molti ne soffrirono i patrizi prima che si lagnasse il popolo; finalmente il fatto di Lucrezia fece ricordare ad ognuno che era marito: allora Bruto parlò prima al popolo e lo mosse, poscia parlò al senato, e, quando la rivoluzione fu compíta, ascoltò se stesso.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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