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      Tutto si può fare: la difficoltá è sola nel modo. Noi possiamo giugnere col tempo a quelle idee alle quali sarebbe follia voler giugner oggi: impresso una volta il moto, si passa da un avvenimento all'altro, e l'uomo diventa un essere meramente passivo. Tutto il segreto consiste in saper donde si debba incominciare.
      Non si può mai produrre una rivoluzione, a meno che non sia una rivoluzione religiosa, seguendo idee troppo generali, né seguendo un piano unico. Mille ostacoli tu incontrerai ad ogni passo, che non si erano preveduti; mille contraddizioni d'interessi, che, non potendosi distruggere, è necessitá conciliare. Il popolo è un fanciullo, e vi fa spesso delle difficoltá alle quali non siete preparato. Molte nostre popolazioni non amavano l'albero perché non ne intendevano l'oggetto, e talune, che s'indispettivano per non intenderlo, lo biasimavano come magico; molte, invece dell'albero, avrebbero voluto un altro emblema. È indifferente che una rivoluzione abbia un emblema o un altro, ma è necessario che abbia quello che il popolo intende e vuole.
      In molte popolazioni eravi un male da riparare, un bene da procurare per poter allettare il popolo: le stesse risorse non vi erano in altre popolazioni; né potevano la legge o il governo occuparsi di tali oggetti se non dopo che la rivoluzione era giá compiuta. Le rivoluzioni attive sono sempre piú efficaci, perché il popolo si dirige subito da se stesso a ciò che piú da vicino l'interessa. In una rivoluzione passiva conviene che l'agente del governo indovini l'animo del popolo e gli presenti ciò che desidera e che da se stesso non saprebbe procacciarsi.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270