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      Tutto deve esser potentemente afferrato dalla mano di chi governa.
     
      XXIII
     
      LEGGI - FEDECOMMESSI
     
      Io seguo il corso delle mie idee anziché quello de' tempi. Tanti avvenimenti si sono accumulati e quasi addensati in sí breve tempo, che essi, invece di succedersi, s'incrocicchiano tra loro, né se ne può giudicar bene se non osservandone i loro rapporti.
      Il momento della rivoluzione in un popolo è come un momento di tumulto in un'assemblea: i dispareri, il calore della disputa, destano tanti e sí vari rumori, che impossibile riesce far ascoltare la voce della ragione. Se allora un uomo rispettabile per la sua prudenza e pel suo costume si mostra, gli animi si acchetano, tutti l'ascoltano: il suo nome gli guadagna l'attenzione di tutti, egli può far udire la voce della ragione. Nel primo momento l'opinione è necessaria per dar luogo alla ragione; ma nel secondo conviene che la ragione sostenga e confermi l'opinione.
      Que' fatti che finora abbiam riferiti aveano per iscopo il guadagnare la confidenza del popolo prima che il governo avesse agito; ma il governo dovea finalmente agire e dovea colle opere meritarsi quella confidenza che avea giá guadagnata... Esso si occupò dell'abolizione de' fedecommessi e della feudalitá, che formavano presso di noi i piú grandi ostacoli all'eguaglianza ed al governo repubblicano.
      L'istituzione de' fedecommessi porta seco lo spirito di conservar i beni nelle famiglie, spirito non compatibile coll'eguaglianza nelle repubbliche ben ordinate. Forse, cosí in Roma come in Sparta, l'amor dell'eguaglianza avea fatto nascere lo spirito della conservazione de' beni.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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