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      Si riunivano in Francia tutti gli estremi. Essa avea innalzata in Europa l'autoritá papale; essa era stata la prima a scuoterne il giogo, ma scuotendolo non l'avea rotto come si era fatto in Inghilterra, ma le antiche idee erano rimaste per materia di eterne dispute su degli oggetti che conviene solamente credere. Il clero era continuamente alle prese con Roma; i parlamenti lo erano col clero; la corte ondeggiava tra il clero, i parlamenti e Roma. La nazione non si potea arrestare ai primi passi, una volta dati: l'incredulitá venne dietro all'esame; ma, nata in mezzo ai partiti, risvegliar dovette la gelosia dei potenti, e si vide in Francia la massima tolleranza ne' filosofi e la massima intolleranza nel governo e nella nazione. Poche nazioni di Europa possono, in questo pregio di barbara intolleranza, contendere coi colti ed umani francesi.
      La nazione napolitana trovavasi in uno stato meno violento. La religione era un affare individuale; e, siccome esso non interessava né il governo né la nazione, cosí le ingiurie fatte agli dči si lasciavano agli dči istessi. Il popolo napolitano amava la sua religione, ma la religione del popolo non era che una festa, e, purché la festa se gli fosse lasciata, non si curava di altro. In Napoli non vi era da temere nessuno de' mali che l'abuso della religione ha persuasi a tanti popoli della terra.
      Il fondo della religione č uno, ma veste nelle varie regioni forme diverse a seconda della diversa indole dei popoli. Essa rassomiglia molto alla favella di ciascuno di essi.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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