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      Championnet avrebbe potuto esigere il doppio a poco a poco, in piú lungo spazio di tempo. Quando Championnet se ne avvide, si pentí e mostṛ pentirsi del fatto, ma non lo ritratṭ; anzi stabilí quindici milioni per le province, a suo tempo.
      Ma chi potrebbe esporre il modo, quasi direi capriccioso, col quale un'imposizione per se stessa smoderata fu ripartita? Nulla era piú facile che seguire il piano della decima che giá esigeva il re, e proporzionare cosí la nuova imposizione alla quantitá dei beni che nell'officio della decima trovavasi giá liquidata. Si videro famiglie milionarie tassate in pochi ducati, e tassate in somme esorbitantissime quelle che nulla possedeano: ho visto la stessa tassa imposta a chi avea sessantamila ducati all'anno di rendita, a chi ne avea dieci, a chi ne avea mille. Le famiglie dei patrioti si vollero esentare, mentre forse era piú giusto che dassero le prime l'esempio di contribuire con generositá ai bisogni della patria. Si cangiarono tutte le idee: cị che era imposizione fu considerato come una pena, e non si calcolarono tanto i beni quanto i gradi di aristocrazia che taluno avea nel cuore. - Noi tassiamo l'opinione - risposero i tassatori ad una donna che si lagnava della tassa imposta a suo marito, il quale, non avendo altro che il soldo di uffiziale, fuggendo il re, avea perduto tutto. Si tenne da coloro ai quali il governo avea commesso l'affare una massima che appena si sarebbe tollerata in un generale di un'armata vittoriosa e nemica. Una tassa imposta sul pensiero apriva tutto il campo all'arbitrio.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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