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      Ma quali erano i beni del re, che non fossero della nazione? Si chiamava «fondo del re» la reggia, che suo padre non avea al certo condotto da Spagna; si chiamavano «beni del re» i fondi dell'ordine di Malta e dell'ordine costantiniano, i quali erano certamente de' privati(41); i monasteri, che erano de' monaci e che, ove non vi fossero piú monaci, non perciò diventavano beni del re; gli allodiali, de' quali il re non era che amministratore; e si spinse la cosa fino al segno di dichiarar beni del re i banchi, deposito del danaro de' privati, la fabbrica della porcellana e gli avanzi di Pompei, nascosti ancora nelle viscere della terra. Il re istesso, ne' momenti della maggior ebbrezza del suo potere, non avea giammai tenuto un simile linguaggio, e forse in bocca di un re sarebbe stato meno dannoso alla nazione e meno strano: meno dannoso, perché, per quanto ei si prendesse, tutto rimaneva alla nazione, tra la quale egli stesso restava; meno strano, perché egli era realmente il capo di quel governo, e non vi era nei suoi detti la contraddizione che si osservava nell'editto di Faipoult.
      Tale editto potea far rivoltar la nazione: Championnet lo previde e lo soppresse; Faipoult si oppose, e Championnet discacciò Faipoult.
      O Championnet, tu ora piú non esisti; ma la tua memoria riceva gli omaggi dovuti alla fermezza ed alla giustizia tua. Che importa che il Direttorio abbia voluto opprimerti? Egli non ti ha però avvilito. Tu diventasti allora l'idolo della nazione nostra.
      Il richiamo di Championnet fu un male per la repubblica napolitana.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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