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      Nei luoghi ove la gente era industriosa ed, in conseguenza, agiata e ben costumata, si potea scommettere cento contro uno che vi sarebbe stata una eterna tranquillitá.
      I primi motori dell'insorgenza furon coloro che avean tutto perduto colla ruina dell'antico governo, e che nulla speravano dal nuovo: se questi furon molti, gran parte della colpa ne fu del governo istesso, che non seppe far loro nulla sperare, e che fece temere che il governo repubblicano fosse una fazione. Eppure la repubblica avea tanto da dare, che era pericolosa follia credere di poter sempre dare ai repubblicani!
      Grandi strumenti di controrivoluzione furono tutte le milizie dei tribunali provinciali, tutti gli armigeri dei baroni, tutt'i soldati veterani che il nuovo ordine di cose avea lasciati senza pane, tutti gli assassini che correvano con trasporto dietro un'insorgenza, la quale dava loro occasione di poter continuare i loro furti e quasi di nobilitarli. Luoghi di grande insorgenza furono perciò quasi tutte le centrali delle province, come Lecce, Matera, Aquila, Trani, dove la residenza delle autoritá provinciali, delle loro forze e di quanto nelle province eravi di scellerati, che ivi si trovavano in carcere e che, nell'anarchia che accompagnò il cangiamento del governo, furono tutti scapolati, riuniva piú malcontenti e piú facinorosi. Costoro strascinarono tutti gli altri esseri pacifici e meramente passivi, intimoriti egualmente dall'audacia dei briganti e dalla debolezza del governo nuovo.
      Contro tali insorgenze non vale tanto una spedizione militare che distrugga, quanto una forza sedentaria che conservi: gl'insorgenti fuggivano alla vista di un esercito: tostoché l'esercito era passato, una picciola forza, ma permanente, loro avrebbe impedito di riunirsi e di agire.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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