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      Ma come mai ciň si potea sperare? Io non veggo altro modo di attivare una rivoluzione che quello d'indurci il popolo: se la rivoluzione č attiva, il popolo si unisce ai rivoluzionari; se č passiva, convien che i rivoluzionari si uniscano al popolo, e, per unirvisi, convien che si distinguano il meno che sia possibile. Le sale patriotiche, e nell'uno e nell'altro caso, debbono essere le piazze.
      Qual bene hanno mai esse prodotto in Francia? Hanno, direbbe Macchiavelli, fatto degenerare in sčtte lo spirito di partito, che sempre vi č nelle repubbliche, e, come sempre suole avvenire, hanno spinto i princípi agli estremi, hanno fatto cangiar tre volte la costituzione, hanno a buon conto ritardata l'opera della rivoluzione e forse l'hanno distrutta. Senza societá patriotiche, le altre nazioni di Europa aveano dirette le loro rivoluzioni con princípi piú saggi ad un fine piú felice.
      Ma l'abuso delle sale per attivare la rivoluzione dipendeva da un principio anche piú lontano. L'oggetto della democrazia č l'eguaglianza; e, siccome in ogni societá vi č una disuguaglianza sensibilissima tra le varie classi che la compongono, cosí si giunge al governo regolare o abbassando gli ottimati al popolo, o innalzando il popolo agli ottimati. Ma, siccome gli ottimati, insieme coi diritti e colle ricchezze, hanno ancora princípi e costumi, cosí, quando le cose si spingono all'estremo, non solo si sforzano a cedere i loro diritti e divider le loro ricchezze (il che sarebbe giusto), ma anche a rinunciare ai loro costumi.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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