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      La storia ha dato un luogo distinto tra i tiranni ai geni cupi e lentamente crudeli di Tiberio e di Filippo secondo, ai fatti dei quali la posteritá aggiungerá gli orrori commessi in Napoli.
      Si conobbe finalmente la legge di maestá, che dovea esser di norma alla Giunta nei suoi giudizi; legge terribile, emanata dopo il fatto e da cui neanche gl'innocenti si potevan salvare. Eccone li principali articoli, quali si sono potuti raccogliere dalle voci piú concordi tra loro e piú consone alle sentenze pronunziate dalla Giunta, poiché è da sapersi che questa legge, colla quale si sono giudicati quasi trentamila individui, non è stata pubblicata giammai.
      «Sono dichiarati rei di lesa maestá in primo capo (e perciò degni di morte) tutti coloro che hanno occupato i primari impieghi della sedicente repubblica». Per «primari impieghi» s'intendevano le cariche della rappresentanza nazionale, del direttorio esecutivo, dei generali, dell'alta commissione militare, del tribunale rivoluzionario(67). Egualmente erano rei «tutti coloro che fossero cospiratori prima della venuta dei francesi». Sotto questo nome andavano compresi tutti coloro che aveano occupato Sant'Elmo e tutti coloro che erano andati ad incontrare i francesi in Capua ed in Caserta; ad onta che la cessione di Capua fosse stata fatta da autoritá legittima; ad onta che tra i privilegi della cittá di Napoli, riconosciuti dal re, vi fosse quello che, giunto il nemico a Capua, la cittá di Napoli potesse, senza taccia di ribellione, prendere quegli espedienti che volesse, ed invitare anche il nemico; ad onta che, essendo legittima la cessione di Capua e di tutte le province del Regno a settentrione della linea di demarcazione, un numero infinito di persone, che dimoravano nella capitale, ma che intanto aveano la cittadinanza in quelle province, fossero divenuti legittimamente cittadini francesi; ad onta finalmente che, dopo la resa di Capua, in Napoli fosse cessata ogni autoritá legittima: niun re, niun vicario regio, niun generale, nessuna forza pubblica; tutto era nell'anarchia ed a ciascuno nell'anarchia era permesso di salvar come meglio poteva la propria vita.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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