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      La notte era oscura e tempestosa; un lampo lo tradí e lo scoperse ad un soldato, che l'inseguiva da lontano. Fu raggiunto. Disarmò due soldati, si difese, né lo potettero prendere se non quando, per tante ferite, era giá caduto semivivo.
      Quante perdite dovrá piangere, e per lungo tempo, la nostra nazione! Io vorrei poter rendere ai nomi di tutti quell'onore che meritano, e spargere sul loro cenere quei fiori che forse chi sa se essi avranno giammai! Ma chi potrebbe rammentarli tutti?
      Io non posso render a tutti quella giustizia che meritano, tra perché non ho potuto sapere tutto ciò ch'è avvenuto ne' diversi luoghi del Regno, tra perché nella mia emigrazione non ho avuta altra guida che la mia memoria, la quale non ha potuto tutto ritenere. Mi sia perciò permesso trattenermi un momento sopra taluni piú noti.
      Caracciolo Francesco. Era, senza contraddizione, uno de' primi geni che avesse l'Europa. La nazione lo stimava, il re lo amava; ma che poteva il re? Egli fu invidiato da Acton, odiato dalla regina, e perciò sempre perseguitato. Non vi fu alcuna specie di mortificazione a cui Acton non lo avesse assoggettato; si vide ogni giorno posposto... Caracciolo era uno di quei pochi che al piú gran genio riuniva la piú pura virtú. Chi piú di lui amava la patria? Che non avrebbe fatto per lei? Diceva che la nazione napolitana era fatta dalla natura per avere una gran marina, e che questa si avrebbe potuto far sorgere in pochissimo tempo; avea in grandissima stima i nostri marinari. Egli morí vittima dell'antica gelosia di Thurn e della viltá di Nelson.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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