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      2. Il consumo che la nazione napolitana fa di paste. 3. Il monopolio che vi è nelle terre, ridotte in poche mani e desiderate da molti, dacché non vi è altro mezzo d'impiegare il proprio danaro né in rendite, che son poche, né in oggetti di manifatture e di commercio. Promovendo tali oggetti, son persuaso che le stesse avrebbero ribassato il loro prezzo, e che questo ribasso avrebbe potuto influire anche su quello del grano. 4. La male intesa agricoltura, la quale rende necessaria molta estensione di terreno, ecc. ecc.
      (53) Fa meraviglia come i scrittori di economia pubblica non abbiano distinte due specie di carestia, una reale, l'altra apparente, la quale non manca però di produrre mali reali. Quella reale si potrebbe suddividere in mancanza di genere ed alterazione di prezzo. Tutt'i difetti dei regolamenti annonari sono nati dall'aver voluto riparare ad una carestia apparente come se fosse carestia reale, e da questo primo errore ne è nato il secondo, che si è atteso piú all'alterazione del prezzo che alla mancanza del genere: chi conosce la storia degli stabilimenti annonari di Napoli intende la veritá di ciò che io dico. Ma tali stabilimenti sono simili a quelli di tutte le altre parti di Europa: eran figli de' tempi e delle idee de' tempi: il nostro errore è di volerli seguire anche quando i tempi e le idee son cangiati.
      (54) Palma ed altre terre.
      (55) La piú chiara prova che abbia dato il primo console di amar sinceramente la libertá d'Italia è stata quella di aver concesso alla Cisalpina il corpo de' polacchi.


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Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799
di Vincenzo Cuoco
pagine 270

   





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