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      Poi, perchè i pensieri e i sentimenti predominanti in una età, sono insieme causa ed effetto dell'indole propria ai monumenti della parola, un istinto di inconsapevole imitazione faceva sì che una visione ne generasse altre in gran copia30: dappoichè ogni religioso chiedeva istantemente nelle sue preci31 di veder ciò che, sotto forma di sogno o di estasi, era stato concesso ad altro più fortunato confratello. La macerazione continua, le dure astinenze, il poco cibo, il sonno scarso e affannoso, la permanenza dell'intelletto in uno stesso pensiero, la tendenza della volontà ad un solo desiderio, generavano la visione; al modo di quelle illusioni ottiche che nascono dal costante fissare della pupilla sopra uno stesso oggetto. Date le particolari disposizioni di certi intelletti e le generali condizioni del tempo, il prodursi delle visioni fu, dunque, un fatto spontaneo e necessario.
      Ecco in qual modo si andarono accumulando nei primi secoli del Cristianesimo, e durante tutta l'età media, le descrizioni dell'inferno e del paradiso. Noi non le prenderemo tutte in esame, ma ci basterà sceglierne talune, le quali possono darci idea sufficiente di quel mondo meraviglioso che stava innanzi la fantasia dei contemporanei del poeta nostro, e che, colla speranza e col timore, già aveva preoccupato tutte le anteriori generazioni. E per meglio procedere in questo nostro studio, e ritrovare tutti gli elementi possibili dell'epopea dantesca, vedremo adesso quante forme nel decorso dei secoli e nel cangiar dei costumi, avesse assunto la visione.


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I precursori di Dante
di Alessandro D'Ancona
Arnaldo Forni
1874 pagine 50

   





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