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      E di ciò può anche in questo trovarsi la spiegazione, che la Chiesa non accettò mai tanto per sua taluna di queste narrazioni, che si menomasse la fede in altre consimili, e se non ne impedì la diffusione, neanche veramente la promosse e consacrò39. Di più, l'umiltà stessa della origine monastica, dovette cagionarne la sollecita disparizione, in una età che non ci ha conservato tanti altri monumenti di maggior conto. Certo è questo, che le poche visioni dei primi secoli che si sono salvate debbono tal fortuna all'essere state accolte in opere di santi e dottori, i quali brevemente le intercalarono, o soltanto le citarono nelle loro scritture. Per tal modo s. Dionisio areopagita ricorda la visione di s. Carpio, trasportato in spirito sopra un'alta cima, dalla quale scorgeva, sul capo, Cristo in gloria cogli angeli, e, ai suoi piedi, diavoli e serpenti che cacciavano nell'inferno i pagani, ritrosi alla sua predicazione. Ed egli già si apprestava a gioire del loro martirio, e ad accrescerlo, maledicendoli, quando Cristo, più indulgente del suo seguace, a sè li attraeva, dicendosi pronto ancora a soffrire per la salute degli uomini40. Così pure s. Agostino ci narra che s. Saturo salisse fino al trono del Signore, raffîgurato in un venerando vegliardo, a udire il santo, santo, santo che inneggiano i beati; e che santa Perpetua vedesse, per effetto di fervide preghiere, un suo minor fratello, sanato dalla lebbra che lo aveva spento anzi tempo, aggirarsi pieno di salute e di bellezza in una splendente dimora, bevendo acque miracolose entro una coppa d'oro: e una scala luminosa, ma stretta e circondata d'armi insidiose e taglienti, condurla al sommo del paradiso, donde il Buon Pastore le tendeva amorosamente le braccia, dandole a bere il latte delle sue pecorelle41. E nel Dialogo di s. Gregorio troviamo la leggenda del guerriero morto di peste che, ritornato in vita, narra di essere stato condotto presso al ponte di un fiume nero e caliginoso, oltre il quale erano prati di fiori odoriferi e alberi fronzuti e belle abitazioni fatte di pietre aurate: ma lungo le acque, case fetide e di orrido aspetto.


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I precursori di Dante
di Alessandro D'Ancona
Arnaldo Forni
1874 pagine 50

   





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