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      Quest'inferno dal quale si vede il cielo, certo rassomiglia poco a quello di Dante; e se la visione dantesca ha tutta l'indole di un viaggio, questa di s. Paolo potrebbe ben dirsi un sogno immaginoso. Ma intanto i reprobi sollevati a speranza dal grido di gioia che echeggia nell'alto, pregano umilmente l'Apostolo che interceda per loro, e il Miserere proferito da milioni di bocche passa i quattro cieli, e giunge sino al trono di Cristo. Il quale, scendendo giù, e duramente rampognando quei miseri, pure, per amore del suo discepolo, concede loro requie ebdomadaria, dalla ora nona del sabato alla prima del lunedì; e, in mezzo alle recriminazioni dei demoni e alle benedizioni dei dannati, la santificazione della Domenica, che sembra esser il concetto animatore di tutta la leggenda66, si estende fino ai regni di Satana; e la cessazione del lavoro sopra la terra corrisponde, sotto terra, alla interruzione delle pene.
      Allo stesso secolo spetta probabilmente67 anche il Viaggio di S. Brandano68 che l'Ozanam, con arguta frase, chiama odissea monastica69. È desso il parto della fantasia di un monaco, le cui forze però erano miseramente circoscritte dall'angustia della vita cenobitica. Nata in Irlanda questa leggenda si diffuse per ogni parte d'Europa, e fu via via raffazzonata da' varj volgarizzatori, che credettero accrescerne il pregio allungandola, e infarcendola sempre di altri episodj. Ma nella povertà della loro immaginazione, costoro non sepper far altro se non amplificare e ripetere gli stessi racconti; e i monaci viaggiatori, secondo ben nota il Villari, «incontrando un gran numero di isole, ripetono sempre le stesse operazioni: mangiano, bevono, si lavano i piedi, sentono la messa, dormono e ripartono70». Tuttavia la leggenda, come quella che narrava fatti meravigliosi e descriveva regioni sconosciute, meschiando i colori ascetici coi romanzeschi, e insieme consertando le tradizioni dell'antichità71 colle favole orientali72 e le pie narrazioni dei chiostri, non solo incontrò favore presso le plebi, ma fu generalmente ritenuta vera anche rispetto alle condizioni dei luoghi descritti.


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I precursori di Dante
di Alessandro D'Ancona
Arnaldo Forni
1874 pagine 50

   





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