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      Dopo qualche tempo, un santo monaco, essendo in visione trasportato al mondo di là, vide il detto conte sui gradini superiori di una scala di fuoco che scendeva giù nell'abisso. Questa era occupata tutta dagli ascendenti del conte, e via via che uno di loro moriva, veniva ad occuparne il sommo, respingendo l'altro un gradino più basso, e mandandolo a maggior tormento: era, come dice il Villemain, un noviziato progressivo delle pene infernali. Il sant'uomo chiese spiegazione di ciò, e specialmente del perchè il conte, ch'egli aveva conosciuto buono e divoto, fosse condannato all'inferno; ed una voce gli rispose: — Ciò proviene da un possesso della chiesa di Metz che uno dei vecchi di questa famiglia, del quale il conte è erede in decimo grado, ha tolto al beato Stefano: e poichè non fu mai restituito, tutti costoro sono accolti nel medesimo supplizio, come l'avarizia li raccolse tutti nel medesimo peccato111. — Questa pena; che rammenta quella inflitta da Dante ai pontefici simoniaci, dei quali l'ultimo venuto respinge l'antecessore più basso nella buca infiammata112, immaginate quale impressione dovesse in cotesta età113 produrre, detta in chiesa, coll'energia e la convinzione del fiero monaco, sugli animi di coloro che avessero usurpato, o soltanto ereditato dai loro maggiori, beni appartenuti un giorno agli ecclesiastici!
      VMa l'abuso che per politici intenti e per fini mondani erasi fatto della visione, aprì la via, come suole accadere, ad altro abuso: e questa forma non fu quasi più altro se non tema di poesia e modo di satira.


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I precursori di Dante
di Alessandro D'Ancona
Arnaldo Forni
1874 pagine 50

   





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