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      S. Simone e s. Giuda munitisi di una raganella, si mettono in giro, passando via via dalle stanze degli angeli, dei patriarchi, degli apostoli, dei martiri, dei confessori, dei pargoli innocenti, delle vergini e delle vedove. Quando la festa incomincia, tutti i santi drappelli vengono un dopo l'altro, cantando canzonette amorose, che dall'umano sono alla meglio trasportate a significare il divino affetto: e in cielo si fanno le danze stesse che allora più erano in voga nelle baronali residenze. Maria e la Maddalena cantano e danzano124, e sulla intercessione della regina del cielo viene ordinato a s. Pietro125 di conceder l'entrata anche alle anime soffrenti nel purgatorio. Scrivendo questo strano poemetto, l'autore era egli in buona fede, o voleva empiamente satireggiare le cose appartenenti alla religione? È egli o no un precursore di Rabelais, di Voltaire, di Parny? Gli autori della Histoire littéraire de la France126 pensano che senza aver mire irreligiose, il poeta ingenuamente si dipingesse nella fantasia le gioie celesti sull'esempio degli spassi mondani. A noi basta notare quanto da questo argomento siasi allontanato il primitivo spirito, e come il paradiso, descritto nelle leggende monastiche quasi luogo di continua preghiera e di melanconica contemplazione, in questo ritornare del genere umano, dopo i terrori medievali, al riso, al canto, alla cavalleria, si modelli sullo stampo di una corte d'amore, allegrata dallo spettacolo della bellezza, dagli esempi di leggiadro costume, dai diletti della gaia scienza.


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I precursori di Dante
di Alessandro D'Ancona
Arnaldo Forni
1874 pagine 50

   





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