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      Ma se tentate di strapparlo all'umanità voi, fatalmente, lo ucciderete.
      Mano mano che l'uomo si allontana dallo stato selvaggio, e prende coscienza del suo essere, il suo sguardo si spinge sempre più lontano, nel tempo e nello spazio: egli si sente «uomo», «cittadino del mondo», «figlio del padre Sole e della madre Terra», come alteramente si diceva Giordano Bruno.
      Le «patrie» d'oggi sono una conseguenza dell'egoismo collettivo, un cumulo di interessi di classi in contrasto, e in lotta con le altre classi di altre nazioni; cercanti a vicenda di sovrapporsi e sopraffarsi; e sotto l'interesse della «patria» si mascherano ambizioni di dominio e di sfruttamento.
      Nelle leggi di natura non esistono confini che dividono l'uomo.
      Perchè infatti si dovrebbe essere fratelli fino a un dato punto soltanto, e due metri più in là no? Non sono forse, al di là, come al di qua, creature umane, di ossa e di carne come noi; operai, intellettuali, lavoratori, che al pari di noi lavorano per il sostentamento loro e delle loro famiglie? Dove è nel cielo un segno che dica: «Arrestati; qui termina la tua patria; qui cessano gli uomini d'essere fratelli?». Tutti gli uomini sono fratelli... e dove è giustizia e libertà, dove è pace e benessere, quivi è la patria dell'uomo.
      Per cui l'internazionalismo è, per noi, una idea concentrata non solo nel nostro sentimento, non solo nella nostra concezione ideologica, ma nella pratica di tutti i nostri atteggiamenti e delle nostre manifestazioni.
      E quando voi, cari amici, sentite parlare di interessi della patria, non lasciatevi ingannare: ponete ben mente, che non devesi intendere altro che interessi della collettività, cioè di tutti indistintamente gli individui che la compongono: non di una esigua minoranza soltanto perchè allora non sarebbero che interessi di una o di più classi.


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Chi siamo e cosa vogliamo
Patria e religione
di Virgilia D'Andrea
1957 pagine 41

   





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