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      Egli medesimo ha trattata la propria causa nell'intermedio II. de' suoi Canti, nè io ho veruna cosa a soggiugnere.
      Ma nel momento, ch'io mi mostro cotanto partigiano di Darwin, non vorrei già, che taluno stimasse aver io in pensiero d'esibire un modello di poema colla pubblicazione del presente. Io mi lusingo soltanto di mostrare con questo, che un ingegno veramente caro alle Muse può con rara pompa di bella poesia adornare un argomento, il quale per la comune sarebbe più sterile, che non è l'arena per l'erbe e per li fiori. Mi dò ad intendere di provare, che non mancano nuovi colori ed immagini, onde far aggradire quadri già prima da cent'altri eseguiti; che vi sono larghe fonti di ricchezze poetiche o ignorate o neglette, ed a cui puossi attingere con sommo vanto; che si possono spargere di fuoco i tratti, che ne sembrerebbero meno suscettibili; pretendo infine d'insegnare, che sonvi tuttavia sul Parnasso, per chi ambisce al titolo di vero poeta, ameni sentieri non prima impressi da fortunato piede.
      [IX] GLI AMORI DELLE PIANTE ebbero in Inghilterra il più grande successo; ma trasportati in Italia, mancano loro molte di quelle circostanze, per cui furono sì avidamente in patria ricercati. Ad ogni tratto Darwin fa allusioni nazionali, come sarebbe a fiumi, a campagne, a monti, ad illustri personaggi, a celebri scrittori, a pittori, a pittrici ec. ec. Quale interesse adunque non dovea destare, e quanti voti certi ottenere il poema di lui? Ma questi voti non lo seguono allor ch'egli esca dal suolo nativo.


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Gli amori delle piante
di Erasmus Darwin
Pirotta e Maspero Milano
1805 pagine 266

   





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