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      Stenti e perigliSprezzando audace, dal natìo terreno
      Fuggì la maga: il buon parente, indarnoMolle gli occhi di pianto, e i cari amici
      Co' cenni de le man le fean richiamo,
      E indarno, ahi pure! su le tumid'ondeAmorosi gittârsi. Alto da lungi
      Fulgea l'aureo tesor; Gloria ed Amore
      Spingean la prora alternamente; ed ellaBlandiva intanto co' soavi labbri
      Rubicondo fanciullo, ed a vezzosaBambinella guancial fea del suo petto.
      Ma la funesta omai Tessala piaggiaDa l'alto mare inaspettata accoglie
      L'eroina matrona; empieano l'auraTrïonfali oricalchi, di fior cinte
      Fumavan l'are, e popoli plaudentiAl rèduce Signor porgean saluti.
      Come la sventurata in prima volseI cupid'occhi, inorridendo vide
      Nuovo talamo adorno, e al tempio tratta[124] Del suo Giason fra le venali braccia
      La superba Creusa, e di ludibrioCarca e d'onte sè vide; e i cari figli
      D'onor nudi e d'imperio errar disertiIn un pur vide e d'ogni speme tolti
      Fra straniere contrade!... E chi, le primeD'amor fiamme obblïate, osò spergiuro
      Romperle fede? e chi sprezzarne l'iraE la vendetta? Quei medesmo, ahi lassa!
      Cui del suo volto la beltà già vinse,
      E sua possa scampò. Bieco uno sguardoLanciò al perfido Sire, e in mezzo 'l core
      Sentissi, o Ingratitudine, confittaLa più acuta tua spina. "Ah! nè ciel dunque,
      Nè terra, ella gridò, nè inferno puoteFrenar'alma, cui d'Oro arda la sete?"...
      Scalpitò furïando, il capo scosseRaccapricciato, e da le stigie grotte
      L'Erinni alto chiamò. - Fuor de la terra,
      Sopra ruote di foco, avvolto in tetraNotte di nubi, e da fischianti tratto


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Gli amori delle piante
di Erasmus Darwin
Pirotta e Maspero Milano
1805 pagine 266

   





Gloria Amore Tessala Giason Creusa Sire Ingratitudine Oro Erinni