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      Oltre alle quattro folgoriti che trovai in linea verticale, e segnate sotto la superfice, vi erano parecchi altri gruppi di frammenti, di cui il tronco originale doveva essere senza dubbio molto vicino. Tutto ciò si trovava in un’area piana di sabbia di trasporto, di sessanta metri per venti, collocata in mezzo ad alte eminenze di sabbia, ed alla distanza di circa mezzo miglio da una catena di colline alte da 120 a 150 metri. Secondo me, la circostanza più notevole, in questo caso come in quello di Drigg, ed in un altro descritto dal signor Ribbentrop in Germania, è il numero dei tubi trovati in spazi tanto limitati. A Drigg in un’area di quindici metri se ne osservarono tre, e lo stesso numero se ne trovò in Germania. Nel caso da me descritto, ne esistevano certamente più di quattro in uno spazio di sessanta metri su venti. Siccome non sembra probabile che le folgoriti siano prodotte da successive scariche distinte, dobbiamo credere che il fulmine, poco prima di penetrare nel terreno, si divide in rami separati.
      Il contorno del Rio della Plata sembra particolarmente soggetto a fenomeni elettrici. Nell’anno 1793 ebbe luogo a Buenos Ayres uno dei più terribili uragani che si ricordino a memoria d’uomo: il fulmine cadde in trentasette punti della città, ed uccise diciannove persone. Dai fatti menzionati in vari libri di viaggi, sono propenso a credere che gli uragani siano comunissimi presso la foce dei fiumi. Non è forse possibile che l’unione di grandi masse di acqua dolce e di acqua salata possa disturbare l’equilibrio elettrico?


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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