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      Il Colorado, come ho già detto, è distante circa ottanta miglia; e siccome viaggiavamo lentamente, spendemmo due giorni e mezzo di cammino. Tutta quella parte di paese non si può chiamar con altro nome che un deserto. Si trova l’acqua solo in due piccoli pozzi; si suol chiamare acqua dolce, ma anche in quel tempo dell’anno, durante la stagione delle piogge, era al tutto salmastra. D’estate deve essere una traversata ben penosa; perchè anche allora era sufficentemente desolata. La valle del Rio Negro, per quanto larga è tutta scavata semplicemente in una pianura di arenaria, perchè immediatamente sulla sponda sulla quale sorge la città, comincia una contrada piana, interrotta solo da poche valli e depressioni insignificanti. In ogni parte il paesaggio presenta lo stesso sterile aspetto; un terreno sassoso ed asciutto nutre ciuffi di erba appassita e brulla, e qua e là alcuni bassi cespugli spinosi.
      Poco dopo aver passata la prima sorgente scorgemmo un albero famoso, che gl’Indiani venerano come l’altare di Walleechu. È collocato sopra un punto più elevato della pianura, e quindi è molto visibile nel paesaggio anche a grande distanza. L’albero in sè stesso è basso, molto ramificato e spinoso; precisamente sulla radice ha un diametro di circa novanta centimetri. Sorge solo senza alcun vicino, ed infatti fu il primo albero che vedemmo; in seguito ne incontrammo alcuni pochi della stessa specie, ma erano tutt’altro che comuni. Essendo d’inverno l’albero non aveva foglie, ma al loro posto si vedeva un gran numero di funicelle, alle quali stavano appese le varie offerte, come sigari, pezzi di pane, di carne, di stoffe, ecc.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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