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      Nel conversare è entusiasta, sensibile e molto serio. La sua gravità è spinta ad un grado estremo; sentii raccontare da uno dei suoi buffoni (perchè ne ha due come gli antichi feudatari) il seguente aneddoto: «Io aveva voglia di sentire un certo pezzo di musica, per cui andai due o tre volte dal generale per chiedergli licenza; egli mi disse: «Va, non mi annoiare, sono occupato». Tornai ad andarci; egli mi disse: Se torni ancora ti farò punire. Andai nuovamente una terza volta, e si mise a ridere. Balzai fuori della tenda, ma era troppo tardi; ordinò a due soldati di prendermi e di legarmi ai pali. Lo pregai per tutti i santi di lasciarmi andare, ma fu inutile; quando il generale ride non risparmia nè un pazzo, nè un savio». Quel poveretto aveva l’aspetto tutto addolorato, in ricordanza di quella punizione. È quello invero un castigo molto terribile; si piantano quattro pioli nel terreno e l’uomo viene steso colle braccia e le gambe in posizione orizzontale, e lasciato così per parecchie ore. Evidentemente l’idea è presa dal metodo consueto di seccare cuoi. La mia visita passò senza un sorriso, ed ottenni un passaporto ed un ordine pei cavalli di posta del Governo, e questo mi fu accordato dal generale nel modo più cortese.
      Al mattino partimmo per Bahia Blanca, ove giungemmo due giorni dopo. Dopo aver lasciato l’accampamento regolare, attraversammo i toldos degli Indiani. Questi sono rotondi come forni, e coperti di pelli; all’imboccatura di ciascuno era un chuzo conico confitto nel terreno.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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