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      Tuttavia, questo non sarebbe stato un grande riparo qualora fossero venuti gli Indiani ad aggredirlo; ma la sua principale tranquillità stava in ciò che sperava di vender cara la sua vita. Poco tempo prima, un distaccamento d’indigeni in viaggio erano passati di là la notte; se si fossero accorti della casa di posta, il nostro nero amico e i suoi quattro soldati sarebbero stati certamente massacrati. Non ho mai incontrato nessuno più cortese e più servizievole di quel nero; mi faceva quindi pena vedere che non si sedeva, nè mangiava con noi.
      Al mattino mandammo di buon ora a cercare i cavalli, e si partì per un’altra allegra galoppata. Passammo la Cabeza del Buey, vecchio nome dato al capo di una grande palude, che si estende da Bahia Blanca. Colà si cambiarono i cavalli, e si passò per alcune leghe in mezzo a paludi e maremme salate. Dopo aver cambiato un’ultima volta i cavalli, si ricominciò a guazzare nel fango. La mia cavalcatura cadde, e fui ben concio di melma nera, incidente sgradevolissimo, quando non s’ha altro vestito di ricambio. A poche miglia dal forte s’incontrò un uomo, il quale ci disse che era stato sparato un grosso cannone, come segnale della vicinanza degli Indiani. Lasciammo all’istante la strada, e seguimmo il margine di una laguna, che quando si è inseguiti presenta il miglior mezzo di fuga. Eravamo tutti contenti di trovarci al riparo entro le mura, quando ci accorgemmo che tutto quell’allarme non era nulla, perchè si trovò che quegli Indiani erano amici che andavano a raggiungere il generale Rosas.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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