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      Le zampe del suo stesso cavallo rimasero prese dalle bolas; ma egli balzò di sella e col coltello tagliò il laccio e lo liberò; mentre stava facendo questo doveva ripararsi dietro al suo cavallo ed ebbe due gravi ferite dai chuzo di quegli Indiani. Slanciatosi di nuovo in sella, riuscì con meravigliosa sveltezza, a ripararsi dalle lunghe lancie dei suoi persecutori, che lo seguirono fin presso al forte. Da quella volta vi era l’ordine di non allontanarsi di molto dalla fortezza. Io non era informato di questo alla mia partenza, e fui molto sorpreso osservando che la mia guida guardava con grande attenzione un cervo, che sembrava essere stato spaventato in qualche parte del paese più lontana.
      Trovammo che la Beagle non era giunta, ed in conseguenza ci risolvemmo a tornarcene indietro, ma i cavalli furono in breve stanchi, e fummo obbligati a passar la notte sulla pianura. Al mattino prendemmo un armadillo, il quale sebbene sia un eccellente vivanda quando si fa arrostire nel suo invoglio, tuttavia non poteva essere una colazione ed un pranzo molto sostanzioso per due uomini affamati. Il terreno nel punto ove si passò la notte, era incrostato di uno strato di solfato di soda, e quindi naturalmente non v’era acqua. Tuttavia molti piccoli rosicanti riescono a vivere in quel luogo, e il tucutuco stava mandando il suo lieve grugnito sotto il mio capo, durante una metà della notte. I nostri cavalli erano ben miseri, ed al mattino furono in breve stanchi per non avere avuto nulla da bere, cosicchè fummo obbligati a camminare a piedi.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





Indiani Beagle