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      In quelle circostanze era curioso il vedere fino a qual distanza si sarebbero trovati ciottoli della roccia principale. Sulla spiaggia di Bahia Blanca, e presso allo stabilimento, ve ne erano alcune di quarzo, le quali certamente dovevano essere venute da questa sorgente; la distanza è di quarantacinque miglia.
      La rugiada che sul principio della notte inumidì le coperte della sella sotto le quali dormivamo, era al mattino gelata. La pianura, sebbene apparisse orizzontale, andava insensibilmente salendo fino ad un’altezza da 250 a 300 metri sul livello del mare. Al mattino (9 settembre), la guida mi disse di salire sul rialzo più vicino, il quale, egli credeva mi avrebbe condotto alle quattro punte che coronano la cima. L’arrampicarsi su quelle roccie scoscese era molto faticoso; i fianchi erano così dirupati, che quello che si guadagnava in cinque minuti si perdeva negli altri cinque susseguenti. Finalmente quando giunsi sulla sommità di questo rialzo rimasi sommamente deluso trovando che una precipitosa valle tagliava trasversalmente la catena in due e mi separava dalle quattro punte. Questa valle è strettissima, ma col fondo piano, e forma un eccellente passaggio pei cavalli degli Indiani, perchè unisce le pianure del lato settentrionale con quelle del lato meridionale di questa catena. Essendo sceso, e mentre stava attraversandolo, vidi due cavalli pascolare; immediatamente mi nascosi nell’erba altissima, e mi misi ad osservare, ma non avendo veduto nessun segno di Indiani, continuai con somma cautela la mia seconda ascensione.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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