Pagina (162/739)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quale vita miserabile menano ai nostri occhi questi uomini! Essi erano almeno 10 leghe lontani dalla posta del Sauce, e dopo il massacro fatto dagli Indiani, 20 leghe da un’altra. Si supponeva che gli Indiani avessero fatto la loro aggressione nel mezzo della notte, perchè di buon’ora il mattino dopo il massacro furono veduti per buona sorte avvicinarsi a questa posta. Tutta la brigata che si trovava qui, riuscì perciò a fuggire con un branco di cavalli; ogni uomo ne legò parecchi assieme conducendone quanto più poteva.
      La capannuccia fatta di steli di cardi, nella quale passammo la notte, non ci riparava nè dal vento, nè dalla pioggia; anzi in quest’ultimo caso l’unico ufficio del tetto era quello di radunarla in goccie più grosse. Non avevano altro cibo che quello che potevano cacciare, come struzzi, cervi, armadilli, ecc., e tutto il loro combustibile si componeva degli steli secchi di una pianticella somigliante in certo modo all’aloe. Il solo lusso di questi uomini era di fumare sigariti e di succhiare il matè. Mi pareva allora che gli avvoltoi, i quali sono compagni all’uomo in queste aride pianure, mentre si posavano sulle collinette circostanti, sembrassero dire con la loro pazienza: «Ah! quando verranno gli Indiani a procurarci un festino!»
      Al mattino partimmo per la caccia e, sebbene non v’abbiamo avuto grande successo, vi fu qualche bel colpo. Poco dopo la partenza, la compagnia si separò, deliberando che ad un certo punto del giorno (e nel presceglierlo mostrarono molta abilità) tutti si sarebbero incontrati dai differenti punti della bussola sopra una spianata, spingendo colà in tal modo gli animali selvatici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





Sauce Indiani Indiani Indiani