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      Per lo stesso principio non si fanno grandi corse, e queste sono della lunghezza di due o trecento metri, volendo avere cavalli che facciano uno slancio veloce. I cavalli da corsa non sono ammaestrati soltanto per toccare coi loro zoccoli una linea, ma per portare tutti quattro i piedi insieme, onde al primo sbalzo mettere in giuoco la piena azione delle parti posteriori. Mi fu raccontato al Chilì un aneddoto, che credo vero; esso presenta un buon esempio dell’uso di un animale ben domato. Un rispettabile signore incontrò, un giorno, mentre era a cavallo, due uomini, uno dei quali montava un cavallo che quel signore sapeva essergli stato rubato. Egli lo accusò di questo; essi risposero sguainando la sciabola ed inseguendolo. L’uomo, sul suo buono e veloce cavallo si tenne sempre a poca distanza da loro; mentre egli passava accanto ad un fitto cespuglio, cominciò a correre intorno a questo e mise il suo cavallo dietro a questo riparo. Gli inseguitori furono obbligati a slanciarsi da una e dall’altra parte. Allora sbucando fuori repentinamente, proprio dietro di essi, immerse il suo coltello nel dorso di uno degli uomini, ferì l’altro, ricuperò il suo cavallo dal ladro moribondo, e se ne andò a casa. Per queste gesta ippiche sono necessarie due cose: un freno molto forte, come quello dei Mammalucchi, la forza del quale, sebbene adoperata di rado, è notissima al cavallo; grandi sproni spuntati che possono essere adoperati talora come un semplice tocco, talora come un istrumento dolorosissimo.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





Chilì Mammalucchi