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      Il giorno dopo il nostro ritorno all’ancoraggio alcuni ufficiali ed io andammo a saccheggiare un’antica tomba indiana che io aveva trovata sulla cima di una vicina collina. Due immense pietre, che pesavano probabilmente almeno due tonnellate, erano state poste proprio di faccia ad uno spigolo di roccia alto circa un metro e ottanta cent. In fondo alla tomba sulla dura roccia v’era uno strato di terra profondo circa trenta centimetri, che deve essere stato portato colà dalla pianura sottostante. Sopra di esso vi era un selciato di sassi appiattiti, sui quali stavano ammucchiati altri sassi, tanto da riempire lo spazio tra l’orlo della roccia e i due grandi massi. Per render più completa la tomba, gli Indiani avevano pensato di staccare dallo spigolo un grosso frammento, e gettarlo sul mucchio tanto da posare sui due massi. Facemmo saltare con una mina la tomba nei due lati, ma non ci fu dato di rinvenire nè reliquie nè ossa. Queste ultime probabilmente erano da lungo tempo distrutte (nel qual caso la tomba doveva essere sommamente antica), perchè in un altro luogo io trovai alcuni mucchi più piccoli, sotto i quali si potevano distinguere ancora alcuni pochissimi frammenti sminuzzati per avere appartenuto all’uomo. Falconer asserisce che un Indiano è sotterrato nel luogo dove muore, ma che in seguito le sue ossa vengono accuratamente raccolte e portate, a meno che la distanza non sia troppo grande, per essere deposte presso la spiaggia del mare. Si può comprendere questa usanza pensando che prima della introduzione dei cavalli, questi Indiani devono aver condotto la stessa vita degli abitanti della Terra del Fuoco dei nostri tempi, e quindi devono aver dimorato generalmente in prossimità del mare.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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