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      Si spesero cinque giorni a fabbricar loro tre grandi Wigwams, a sbarcare i loro effetti, a vangare due giardini, ed affidare i semi alla terra.
      Il mattino dopo il nostro arrivo, 24, gli indigeni cominciarono a venire in folla, e la madre e i fratelli di Jemmy arrivarono; Jemmy riconobbe la voce stentorea di uno dei suoi fratelli ad una prodigiosa distanza. L’incontro fu meno interessante che non sarebbe stato quello di un cavallo, il quale portato via in un campo, ritrovi un vecchio compagno.
      Non vi fu alcuna dimostrazione di affetto; si guardarono semplicemente per un po’ di tempo, e la madre andò subito a tener d’occhio la sua barchetta. Tuttavia udimmo da York che la madre era stata inconsolabile per la perdita di Jemmy, e lo aveva cercato dappertutto, credendo che egli potesse essere stato portato in barca. Le donne furono molto attente ed amorevoli intorno a Fuegia. Ci eravamo già accorti che Jemmy aveva dimenticato quasi interamente il suo nativo linguaggio. Non credo possibile un altro umano essere che stesse così malamente in fatto di lingue, perchè il suo inglese era molto imperfetto. Faceva ridere e quasi compassione, sentirlo parlare al suo selvaggio fratello in inglese e poi domandargli in spagnuolo (no sabe?) se egli non lo capiva.
      Ogni cosa procedette tranquillamente durante i tre giorni seguenti, mentre si vangavano i giardini e si fabbricavano le capanne. Si calcolò il numero degli indigeni a circa centoventi. Le donne lavoravano alacremente mentre gli uomini ci giravano attorno tutto il giorno guardandoci.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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