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      Il fanciullo indigeno, che il sig. Low aveva a bordo, mostrò, mettendosi in una violenta collera, che egli comprendeva benissimo il rimprovero di essere detto mentitore, ciò che in realtà era. Fummo questa volta, come in altre precedenti occasioni, molto sorpresi della poca o meglio nessuna attenzione, per molti oggetti di cui l’uso avrebbe dovuto essere evidente per gli indigeni. Alcune semplici circostanze, come la bellezza del panno rosso o delle fasce turchine, la mancanza di donne, la nostra cura nel lavarci, svegliavano in essi maggior meraviglia che non un qualche oggetto grande e complicato, come per esempio la nostra nave. Bougainville ha bene notato parlando di questo popolo che trattano i chef-d’œuvres de l’industrie humaine, comme ils traitent les loix de la nature et ses phénomènes.
      Il 5 marzo gettammo l’àncora nel seno di Woollya, ma non vedemmo colà neppure un’anima. Questo fatto ci impensierì, perchè gli indigeni dello stretto di Ponsonby mostravano con segni, che v’era stato un combattimento, e sapemmo in seguito che i temuti Ouens avevano fatta una invasione. In breve si vide giungere una barchetta indigena, con una bandierina ed un uomo che si lavava il volto per togliersi le pitture che lo coprivano. Quell’uomo era il povero Jemmy – ora un selvaggio macilento, stralunato, coi lunghi capelli arruffati e tutto nudo, tranne un pezzo di vecchia coperta intorno alla cintola. – Lo avevamo lasciato paffuto, grasso, pulito e ben vestito; noi non lo riconoscemmo finchè non gli fummo vicini; perchè egli era vergognoso di sè stesso e volgeva il dorso alla nave.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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