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      In estate la strada non è molto cattiva; ma l’inverno, quando il legno diviene sdrucciolevole per la pioggia, il viaggiare è sommamente difficile. In quel tempo dell’anno, il terreno d’ambo i lati si muta in una palude, e spesso è allagato; quindi è necessario che le travi longitudinali siano tenute giù da piuoli trasversali, che son piantati nella terra da ogni lato. Questi piuoli rendono pericoloso il cadere da cavallo; perchè la probabilità di battere sopra uno di essi non è piccola. È tuttavia notevole come l’uso abbia ammaestrato i cavalli chilioti. Passando sopra punti cattivi ove le travi si sono scostate, essi saltano da una all’altra, quasi colla stessa sveltezza e sicurezza di un cane. La strada dai due lati è cinta di alti alberi di foresta, colle basi intrecciate insieme da canne. Quando per caso si poteva ottenere una lunga vista di questo viale, esso presentava una scena curiosa di regolarità; la bianca linea delle travi ristringendosi nella prospettiva, veniva nascosta dalla cupa foresta, o terminava in un zig-zag che risaliva qualche scoscesa collina.
      Quantunque la distanza da San Carlos a Castro non sia che di dodici leghe in linea retta, la formazione di quella strada deve aver costato molta fatica. Mi fu detto che molte persone avevano anticamente perduta la via, volendo attraversare la foresta. Il primo che vi riuscì fu un indiano, il quale si aperse una via in mezzo alle canne in otto giorni, e giunse a San Carlos; ottenne per ricompensa dal Governo spagnuolo un pezzo di terra.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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