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      A Cucao trovammo un tugurio disabitato (il quale è la residenza del frate quando viene a visitare la cappella), ove avendo acceso il fuoco si cucinò la nostra cena e ce la passammo molto bene.
      Il distretto di Cucao è la sola parte abitata di tutta la costa occidentale di Chiloe. Contiene circa 30 o 40 famiglie indiane che sono sparse per quattro o cinque miglia lungo la spiaggia. Sono molto separati da tutto il resto di Chiloe, non hanno quasi nessun commercio tranne talora un po’ d’olio che ricavano dalle foche. Sono vestiti discretamente bene di stoffe fabbricate da essi ed hanno di che mangiare in abbondanza. Tuttavia sembravano scontenti, quantunque fossero tanto umili da far pena a vedere. Questi sentimenti si debbono, credo, attribuire principalmente al modo aspro ed altiero con cui sono trattati dai loro dominatori. I nostri compagni, quantunque tanto cortesi con noi, trattavano i poveri Indiani piuttosto come schiavi che non come uomini liberi. Ordinavano provvisioni ed adoperavano i loro cavalli senza neppure voler dire il prezzo, e invero senza neppur pagare affatto i proprietari. Al mattino essendo rimasti soli con quella povera gente, ci attirammo la loro benevolenza regalando loro matè e sigari. Un pezzo di zucchero bianco venne diviso fra tutti i presenti e venne assaporato con grandissima curiosità. Gl’Indiani terminavano tutte le loro lamentazioni con queste parole: «questo segue perchè siamo poveri Indiani e non sappiamo nulla; ma questo non seguiva quando avevamo un re».


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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