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      Camminavano con passo svelto, e quattro uomini portavano la salma. Una quadriglia, dopo aver corso il più presto possibile per duecento metri, veniva rilevata da un’altra che prima aveva preceduto il convoglio a cavallo. Così andavano essi incoraggiandosi con grida selvagge; tutta quella scena formava un funerale molto strano.
      Continuammo la nostra via verso il nord in una linea a zig-zag; fermandoci talora un giorno per fare un po’ di geologia. Il paese era così poco abitato, e il sentiero tanto poco segnato, che spesso avevamo difficoltà a trovare la nostra strada. Il 12 mi fermai in alcune miniere. In quel caso il minerale non era considerato particolarmente buono, ma essendo molto abbondante, si supponeva che la miniera avrebbe potuto vendersi per 30 o 40 mila dollari (vale a dire per 150 mila o 200 mila franchi); tuttavia è stata comprata da uno della Società inglese per una oncia d’oro (85 franchi). Il minerale è una pirite gialla, che, come ho già osservato, prima dell’arrivo dell’inglese, non si supponeva contenesse pur una particella di rame. Sopra una scala di guadagni quasi tanto grandi quanto nel caso sopra riferito, si compravano mucchi di rottami pieni di minutissimi globetti di rame; tuttavia, malgrado questi vantaggi, le società di miniere, come è ben noto, finiscono per perdere somme di danaro immense. La prodigalità del maggior numero dei commissari e degli azionisti va fino alla pazzia; in certi casi si sborsano venticinquemila franchi all’anno per pagare le autorità chiliane; biblioteche di libri di geologia ben rilegati, minatori fatti venire per metalli particolari, come lo stagno che non si trova nel Chilì, contratti per fornire di latte i minatori, in luoghi ove non si trovano vacche; macchine, ove non è possibile adoperarle, e cento simili disposizioni che dimostrano la nostra assurdità e che fino ad oggi sono argomento di risa agli indigeni.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





Società Chilì