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      In faccia a noi vi era una grande distesa di canne da zucchero selvatiche: ed il fiume era ombreggiato dai tronchi verdi scuri dell’Ava, tanto famosi anticamente pei loro effetti inebbrianti. Ne masticai un pezzo e trovai che aveva un sapore acre e sgradevole, che avrebbe indotto ognuno a giudicarlo velenoso. Mercè i missionari, questa pianta prospera ora soltanto in questi profondi burroni innocua ad ognuno. Accanto a me vidi l’arum selvatico, di cui le radici, quando sono bene cotte, son buone da mangiare, e le foglie son migliori dello spinacio. Vi era pure l’yam selvatico, ed una pianta gigliacea detta Ti, che cresce in abbondanza, ed ha una radice bruna e molle, simile nella forma e nella mole ad un grosso pezzo di legno; questa ci tenne luogo di frutta, perchè è dolce come il miele, ed ha un sapore gradevole. Vi sono, inoltre, parecchi altri frutti selvatici e vegetali utili. Il fiumicello, oltre la sua fresca acqua, somministra anche anguille e gamberelli. Io ammirava invero quel paesaggio, quando lo comparava con uno non coltivato delle zone temperate. Compresi la forza della osservazione, che l’uomo, almeno l’uomo selvaggio, colle sue facoltà di ragionamento sviluppate solo in parte, è figlio dei tropici.
      Mentre la sera stava per cadere, andai a passeggiare sotto l’ombra scura dei banani lungo il corso del fiume. La mia passeggiata fu terminata in breve, interrotta da una cascata d’acqua alta da 90 a 190 metri, e sopra questa ve ne era subito un’altra. Menziono tutte queste cascate in questo solo fiumicello, per dare un’idea generale della inclinazione del terreno.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





Ava