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      Io non dubito, naturalmente, che la P. veris, assoggettata per parecchie generazioni successive a condizioni mutate, non abbia a variare, e ciò potrebbe avvenire occasionalmente allo stato di natura. Di più le varietà di una specie qualsiasi di Pri-mula potranno, con ogni probabilità, somigliare in alcuni casi ad altre specie del genere, in virtù della legge delle variazioni analoghe. Così, per esempio, allevai una P. vulgaris rossa dal seme di una pianta difesa, e quantunque i fiori siano rimasti sempre simili a quelli della P. vulgaris, furono tuttavia portati in un’annata in ombrella a lungo peduncolo, come quelli della P. veris.
      Riguardo alla seconda classe di fatti messi avanti a sostegno dell’idea che la P. veris e vulgaris siano da considerarsi come semplici varietà, vale a dire la ben provata esistenza allo stato di natura di forme di passaggio,( ) ecco quanto si può dire: -- Se si può dimostrare che il comune oxlip selvatico, forma in-termedia pe’ suoi caratteri fra la P. veris e vulgaris, somiglia per la sterilità e per altri importanti riguardi ad un ibrido, e se si può dimostrare ancora che l’oxlip, quantunque sterile in al-to grado, tuttavia può essere fecondato da ambedue le specie generatrici, dando origine, in tal maniera, a forme di passaggio ancora più distinte, allora la esistenza di forme intermedie allo stato di natura cesserà dall’essere un argomento a favore dell’idea, che la P. veris e vulgaris sieno varietà e diventerà in-vece un argomento in appoggio dell’opinione contraria.


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Le diverse forme dei fiori in piante della stessa specie
di Charles Darwin
Utet
1877 pagine 388

   





Pri-mula