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      Non avendo essi prodotto se non una metà di semi in confronto degli altri fiori della stessa pianta, che ven-nero fecondati artificialmente ed in modo legittimo, e le piante microstili delle due specie predette avendo mostrato eviden-temente una minore disposizione ad essere fecondate col pol-line della propria forma, queste tre capsule potrebbero non-dimeno essere il prodotto di una autofecondazione.
      Oltre le tre specie fin qui descritte, è certamente eterostile il L. corymbiferum dai fiori gialli, e secondo Planchon,( ) anche il L. salsoloïdes. Questo botanico è il solo, il quale sembri esse-re giunto alla conclusione che l’eterostilia possa avere una con-siderevole importanza funzionale. Il dott. Alefeld, il quale ha fatto studi speciali sul genere,( ) dice che la metà circa delle ses-santacinque specie a lui conosciute sono eterostili. Ciò avviene anche nel L. trigynum, il quale è tanto diverso dalle altre spe-cie, che se ne è fatto un genere a sè.( ) Secondo lo stesso auto-re, nessuna delle specie, che abitano l’America ed il Capo di Buona Speranza, sono eterostili.
      Io ho esaminato solo tre specie omostili, cioè L. usitatissi-mum, angustifolium e catharticum. Allevai 111 piante di una varietà della prima specie, e queste essendo coperte da un velo, produssero tutte buona copia di semi. I fiori vengono visitati, secondo H. Müller,( ) da api e da farfalle. Lo stesso autore di-mostra che i fiori del L. catharticum sono costruiti in modo che si possono autofecondare ampiamente; ma se vengono vi-sitati dagli insetti, possono essere incrociati.


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Le diverse forme dei fiori in piante della stessa specie
di Charles Darwin
Utet
1877 pagine 388

   





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