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      Quantunque in questa specie le masse polliniche si attacchino nel modo sopraccennato, tuttavia non possono essere allontanate naturalmente dalle logge dell’antera senza l’intervento degli insetti. In questa specie sembra essere possibile (sebbene non probabile per la disposizione delle parti), che un insetto estragga le masse polliniche e poi le abbandoni sullo stigma dello stesso fiore. In tutte le altre specie di Epidendrum da me esaminate, e in tutti i generi sopra nominati, è evidente che la sostanza viscosa debba essere spinta verso l’alto e dentro il labbro dell’antera da un insetto che stia ritirandosi, e così questo trasporterà inevitabilmente le masse polliniche d’un fiore sullo stigma di un altro.
      Ciò non pertanto avviene in alcune Epidendree la autofecondazione. Il dottor Crüger riferisce che «a Trinidad esistono tre specie appartenenti a questa famiglia (una Schomburgkia, Cattleya e un Epidendrum), le quali di rado aprono i proprii fiori, e questi si presentano senza eccezione fecondati, allorchè si aprono. In questi casi è facile vedere, che il liquido stimmatico ha agito sulle masse polliniche e che i tubi pollinici penetrano in situ entro il canale ovarico»73. Anche il signor Anderson, un abile coltivatore di orchidee nella Scozia, afferma che parecchie delle sue Epidendree si fecondano spontaneamente e da sè74. Per quanto riguarda la Cattleya crispa, i suoi fiori non si aprono talvolta convenientemente, e tuttavia producono capsule, di cui lo stesso Anderson me ne ha spedito una.


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I diversi apparecchi col mezzo dei quali le orchidee vengono fecondate dagli insetti
di Charles Darwin
Utet
1883 pagine 318

   





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