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      - Ma poichè queste piante fiorirono pensai che bisognava coltivarne una generazione di più, e feci nel modo seguente. - Sottomisi nuovamente all'autofecondazione diversi fiori appartenenti ad una o più piante autofecondate, e feci, dall'altra parte, fecondare col polline d'un altro individuo incrociato della stessa serie, differenti fiori presi sopra una o più piante incrociate. - Cominciato così, io seguitai, con qualche specie, tal metodo, per dieci generazioni successive. I semi e le piante furono sempre trattati esattamente nel modo che ho già descritto. - Le piante autofecondate, provenienti o da una o da due piante madri furono incrociate più da vicino che fu possibile a ciascuna generazione, e non credo d'aver così oltrepassato il mio proposito. Ma in luogo di fecondare una delle piante incrociate con un'altra incrociata, avrei dovuto incrociare le piante autofecondate di ciascuna generazione con un polline proveniente da una pianta senza parentela, cioè d'una pianta appartenente ad una famiglia o branca della medesima specie e della medesima varietà. - Così ho fatto in qualche caso, come esperienza addizionale, e n'ebbi risultati ragguardevoli. Ma il metodo che seguii più comunemente fu di mettere in confronto e di paragonare le piante incrociate (che quasi sempre furono i prodotti di piante d'una parentela più o meno lontana) con le piante autofecondate di ciascuna generazione successiva, tutte assieme; queste eran cresciute in condizioni le più analoghe. Stando ad osservare, io ho più imparato con questo metodo, cominciato per inavvertenza e seguìto per riflessione, di quello che se io avessi sempre incrociato le piante autofecondate di ciascuna generazione successiva col polline d'una nuova pianta.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584