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      Dieci fiori di questa pianta furono fecondati con del polline del medesimo fiore, e dieci altri, sullo stesso individuo, furono incrociati col polline d'una pianta distinta. La fecondazione dei fiori col loro proprio polline era inutile, perchè questo Convolvulus, si feconda in copia, da se stesso; ma io ho agito in tal modo per ottenere nelle mie esperienze un parallelismo completo sotto ogni aspetto. Nella loro giovinezza i fiori presentavano uno stigma che si slanciava al disopra delle antere, e questa disposizione m'ha indotto a supporre ch'esse non potevano essere fecondate senza l'opera dei calabroni che spesso li visitavano; ma allorchè i fiori maturavano, crescendo gli stami in lunghezza, le loro antere strisciavano sopra lo stigma, che, per tal modo riceveva il polline. Il numero dei semi prodotti dai fiori incrociati ed autofecondati, differì di pochissimo.
      I semi incrociati ed autofecondati ottenuti nella maniera sopra indicata, furono posti a germogliare in una sabbia umida, e le coppie che gonfiarono contemporaneamente, furono piantate come si è descritto nell'introduzione, in canti opposti di due vasi. Se ne piantarono così cinque coppie, e il resto dei semi, in istato di germogliazione o no furono collocati in punti opposti d'un terzo vaso, così che le pianticine dell'una e dell'altra parte quasi si toccavano ed erano costrette ad una gara forzata. Accanto a ciascuna pianticella si piantò una bacchettina di ferro o legno del medesimo diametro, perchè vi si attortigliassero, e non appena una coppia ne arrivava la estremità si misuravano le due piante.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





Convolvulus