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      Detratti questi quattordici casi, ne restano ancora dodici, nei quali le incrociate non ebbero alcun vantaggio sulle autofecondate. Tuttavia abbiamo veduto che in cinquantasette casi le incrociate sorpassarono in altezza le autofecondate di un minimum di 5 per 100 e più. Ma anche nei dodici casi di cui abbiamo or ora parlato, la inferiorità delle incrociate non è punto assoluta. Nella Thunbergia i generatori erano in un certo stato di semi-sterilità e la discendenza crebbe irregolarmente. Nell'Hibiscus e l'Apium, fu troppo piccolo il numero dei soggetti misurati, per inspirare fiducia, e di più, i fiori incrociati dell'Hibiscus produssero molto più semi che gli autofecondati. Nella Vandellia le piante incrociate furono un po' più grandi e pesanti delle autofecondate, ma siccome in fecondità furono inferiori, il caso è contestabile. Finalmente nel Pisum, Primula, le tre generazioni di Canna, e le tre generazioni di Nicotiana (che sommano in tutte i dodici casi), l'incrocio fra due piante non ebbe veramente notevoli effetti sulla discendenza o non ne ebbe punto, ma noi abbiamo delle ragioni per credere, che in queste piante, questo risultato sia prodotto dall'autofecondazione prolungata per più generazioni in condizioni quasi eguali. Gli stessi risultati furono ottenuti colle piante dell'Ipomaea e del Mimulus, esperimentati, e in un certo grado anche con qualche altra specie che io aveva appositamente trattata nello stesso modo: noi sappiamo del resto che queste specie, generalmente, approfittano molto dell'inter-crociamento.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





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