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      Non v'è dunque, nella Tabella A un sol caso, che sia una prova certa contro i vantaggi che ottengonsi dall'incrociamento fra piante i di cui progenitori siano stati sottoposti a condizioni un po' diverse. Questa è una sorprendente conclusione; perocchè fondandosi sull'analogia che presentano gli animali allo stato di addomesticazione, non sarebbe stato possibile di aspettarsi che i buoni effetti dell'incrocio o l'influenza svantaggiosa dell'autofecondazione, si sarebbero veduti nelle piante, prima che si fossero esperimentate per più generazioni.
      I risultati raccolti nella Tabella A, possono essere considerati anche sotto un altro punto di vista. Fin qui, ciascuna generazione fu considerata come formante un caso a parte (n'abbiamo vedute 83) e questo è certo il miglior metodo di paragonare le piante incrociate alle autofecondate. Ma nei casi, in cui le piante della stessa specie furono osservate per più generazioni, si deve prendere la media dal complesso delle generazioni, e tali medie sono riportate nella Tabella A. Per esempio, nell'Ipomaea, la media generale delle piante in tutte le generazioni è come 100 a 77. Essendosi fatta tale operazione ogni volta che si esperimentarono più generazioni, è facile calcolare la media delle altezze medie sia delle incrociate che delle autofecondate, raccolte nella Tabella A. È opportuno di osservare, che in qualche specie furono misurate soltanto pochissime piante, in altre moltissime, e per queste le medie hanno, secondo i casi, un diverso valore.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





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