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      Devesi qui osservare un fatto assai relativo a questo. Siccome la capacità ereditaria è notevolissima nelle piante (noi potremmo largamente provarla), è quasi certo che le pianticine uscite dalla stessa capsula o dalla stessa pianta abbiano una tendenza ad ereditare presso a poco la stessa costituzione. E siccome il vantaggio d'un incrocio dipende dalla differenza di costituzione che esiste fra le piante incrociate, può dedurre con probabilità che un incrocio effettuato in condizioni analoghe, fra i parenti più stretti, non potrebbe dare alla discendenza quel beneficio che trasmettono le piante non affette da parentela. A convalidare questa conclusione, noi abbiamo una prova nei fatti che F. Müller ha dimostrato colle sue importanti esperienze sugli ibridi dell'Abutilon, che cioè l'unione tra fratelli e sorelle, genitori e figli o simili casi, pregiudica alla fecondità della discendenza. E per analogia le pianticine nate da tali parentele hanno pure una debolissima complessione.(77) Lo stesso osservatore, avendo trovato tre piante di Bignonia(78) viventi vicinissime, fecondò ventinove fiori d'una di queste piante col loro proprio polline, e non produssero alcuna capsula. Fecondò allora trenta fiori col polline di un'altra delle tre piante vicinissime, e non produssero che due sole capsule. Finalmente, ne fecondò altri cinque col polline d'una pianta vivente ad una certa distanza, e tutti e cinque fruttificarono. Parve adunque evidente che queste tre piante vicine derivassero da una stessa pianta, e che essendo per questo sorelle, avessero un limitatissimo potere di inter-fecondazione.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





Müller Abutilon Bignonia