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      Dopo il numero delle specie esperimentate, non vi sarebbe nulla di più assurdo del supporre che in tutti tali casi le piante madri, sebbene non malaticcie, fossero deboli o nascondessero una malattia particolare, in modo da non permettere che le loro pianticine autofecondate superassero in altezza, in peso ed in vigore le loro avversarie incrociate. D'altronde, tale opinione non può estendersi ai vantaggi notevolissimi che, per quanto posso giudicare dalle mie esperienze, risultano da un incrocio fra individui della stessa varietà o di varietà distinte, quando esse abbiano per parecchi anni vissuto in condizioni differenti.
      È evidente che il diverso modo di esistere di due serie di piante, per più generazioni, può condurre a risultati non vantaggiosi riguardo all'incrociamento, a meno che i loro elementi sessuali non siansi modificati per tali condizioni. Che ciascun organismo subisca delle alterazioni per un cambiamento di condizione, è cosa da non discutersi più, ed è inutile che ne ridiamo le prove. Noi possiamo rilevare la differenza che esiste fra gli individui della stessa specie se questi vegetarono al sole o all'ombra, al secco o all'umido. Le piante che, per molte generazioni, sono state propagate in climi differenti, o in differenti stazioni, trasmettono ai loro germogli le loro differenze costituzionali. Su tali condizioni la costituzione chimica dei loro fluidi e la natura dei loro tessuti restano spesso modificati.(189) Potrei aggiungere molte altre prove; ma, riassumendo, dirò solo, che ciascun'alterazione nelle funzioni di un organo influisce spesso su quella degli altri, sebbene tale alterazione nella composizione o nella struttura sia lievissima.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





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