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      Linn. Soc., vol. VI, 1862, p. 77. Una seconda nota alla quale io ora mi riferisco: "Sulla natura ibridiforme della discendenza delle unioni illegittime fra le piante dimorfe e trimorfe" fu pubblicata nel vol. X, p. 393 dello stesso giornale.
      (71) DELPINO ha descritto (Bot. Zeitung, 1867, pag. 277, e Scientific Opinion, 1870, p. 135) la struttura di questi fiori; ma, almeno per ciò che riguarda cotesta specie, egli s'ingannò, supponendo che l'autofecondazione ne fosse impossibile. Il dott. DIKIE e il prof. FAIVRE ammettono che i fiori restino fecondati allo stato di bottone e che, per tal modo, l'autofecondazione ne sia inevitabile. Io suppongo che questi osservatori si siano ingannati, perciò che il polline è deposto assai per tempo sul pistillo (vedi Journal of Linn. Soc. Bot., vol. X, p. 55, e Variabilité des espèces, 1868, p. 158.
      (72) HILDEBRAND osserva che questa specie sembra, a prima vista, adatta all'autofecondazione, perchè i fiori maschi sono al di sopra dei fiori femmine, ma realmqnte essa ha bisogno di essere fecondata col polline di un'altra pianta, perchè i fiori maschi lasciano andare il polline prima che siano maturi gli ovari (Monatsbericht der k. Akad. Berlino, ottobre 1872, p. 743).
      (73) Nell'originale "autofecondate" [Nota per l'edizione elettronica Manuzio].
      (74) Del resto può essere che gli stami d'uno stesso fiore, differenti in lunghezza e struttura, producano un polline diverso; e in tal caso un incrocio fra i fiori d'una stessa pianta può essere efficace.


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Gli effetti della fecondazione incrociata
di Charles Darwin
Utet
1878 pagine 584

   





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