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      Queste asserzioni m'indussero ad osservare durante molte notti di seguito dei lombrici tenuti entro vasi protetti dalle correnti d'aria mercè lastre di vetro. Mi accostavo a quei vasi adagino, per non cagionare nessuna vibrazione del pavimento. Quando in queste circostanze i lombrici venivano illuminati da una lanterna cieca, la quale aveva delle striscie di vetro rosso cupo e turchino, che intercettavano la luce cosiffattamente che appena si poteva distinguere i lombrici, questi non parevano disturbati per nulla da quella luce, per quanto lungamente rimanessero esposti ad essa. Quella luce, da quanto potevo giudicare, era più forte di quella della luna piena, il suo colore non pareva far grande differenza nell'effetto. Allorchè venivano illuminati da una candela, o anche da una fiamma brillante di una lampada a petrolio, non parevano dapprima disturbati. Non sembravano neppure accorgersi quando la luce posava su di essi o si allontanava. Nondimeno, certe volte si comportavano in modo differente, perchè appena la luce si posava sopra ad essi, si ritiravano nelle loro buche con una velocità istantanea. Ciò seguiva forse una volta ogni dieci o dodici volte. Quando non si ritiravano subito, sovente sollevavano le estremità del loro corpo dal suolo, come la loro attenzione fosse destata, o come se provassero sorpresa; oppure muovevano il corpo da una parte all'altra come se sentissero il contatto di qualche oggetto. Parevano sgomentati dalla luce; ma io dubito se così fosse veramente il caso, perchè in due occasioni, dopo di essersi ritirati lentamente, rimasero per un tempo lungo colla loro estremità anteriore sporgente un poco dalla apertura delle loro buche; in quella posizione potevano fare in un momento una pronta e completa ritirala.


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La formazione della terra vegetale per l'azione dei lombrici con osservazioni intorno ai loro costumi
di Charles Darwin
Utet
1882 pagine 231