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      La tendenza che hanno i selvaggi ad immaginare che gli oggetti e gli agenti naturali siano animati da essenze spirituali o vitali, ha forse un esempio in un fatterello che potei osservare una volta: il mio cane, animale bene sviluppato e molto sensitivo, stava sdraiato sul terreno durante una calda e tranquilla giornata; ma poco lungi da esso una brezzolina faceva muovere un ombrello aperto, al quale il cane non avrebbe certo badato, se qualcuno fosse stato vicino a quell’ombrello. Intanto ogni volta questo lentamente si muoveva, il cane brontolava ed abbaiava fieramente. Egli doveva, credo, aver fatto il ragionamento fra sè in modo rapido e inconsapevole, che il movimento senza nessuna causa apparente indicava la presenza di qualche estraneo agente vivo, e che nessun estraneo aveva il diritto di stare sul suo territorio.
      La credenza in agenti spirituali fa passaggio agevolmente alla credenza nell’esistenza di uno o più Dei: perchè i selvaggi attribuiranno naturalmente agli spiriti le stesse loro passioni, lo stesso amore della vendetta o la più semplice forma di giustizia, e le stesse affezioni che provano essi medesimi. Gli indigeni della Terra del fuoco sembrano essere per questo riguardo in una condizione intermedia, perchè quando il chirurgo della nave Beagle sparò il fucile ed uccise alcune giovani anatre per servirsene come esemplari, York Minster gli disse con piglio solenne: "Oh! signor Bynoe, molta pioggia, molta neve, molto vento"; e ciò era evidentemente una punizione per lo sciupare che egli faceva il nutrimento dell’uomo.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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