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      Quando un uomo mette a repentaglio la propria vita per salvare quella di un suo simile, sembra più giusto dire che opera pel bene o per la prosperità generale, piuttostochè per la felicità generale di tutto il genere umano. Non v’ha dubbio che la prosperità e la felicità individuale consuetamente si collegano; ed una tribù contenta e felice sarà più prospera che non quella che è scontenta ed infelice. Abbiamo veduto che nei primi periodi della storia dell’uomo, i desideri evidenti della comunità hanno dovuto avere naturalmente molta azione sulla condotta di ogni membro; e siccome tutti desiderano la felicità, il principio della più grande felicità doveva divenire una importantissima secondaria guida e scopo; gl’istinti sociali, includendo simpatia, fanno sempre opera di principali impulsi e di guida. Così vien tolto il rimprovero di dar fondamento alla più nobile parte della nostra natura sul basso principio dell’egoismo; a meno che, invero, si possano chiamare egoismo la soddisfazione che ogni animale sente nel seguire i propri istinti, e lo scontento che prova quando non sono soddisfatti.
      L’espressione dei desiderî e quello dei giudizi dei membri della medesima comunità, dapprima col linguaggio orale e poi collo scritto, serve, come fu giustamente osservato, di importantissima secondaria guida di condotta in appoggio degli istinti sociali, ma talora si oppone ad essi. Quest’ultimo fatto vien bene dimostrato dalla Legge dell’Onore, che è la legge dell’opinione dei nostri uguali, e non quella di tutti i nostri compatriotti.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





Legge Onore