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      Questa conclusione acquisterebbe una forza molto più grande quando fosse certo che quelle forme hanno tutte conservato lo stesso carattere per lo spazio di molti secoli; e che altri neri, apparentemente identici ai neri attuali, hanno vissuto almeno 4000 anni or sono. Egli sentirebbe pure da un eccellente osservatore, il dottor Lund, che i crani umani trovati nelle caverne del Brasile, sepolti con molti mammiferi estinti, appartenevano allo stesso tipo che ora prevale in tutto il Continente americano.
      Il nostro naturalista allora si volgerebbe forse alla distribuzione geografica, e probabilmente dichiarerebbe che le forme le quali differiscono non solo nell’apparenza, ma che sono acconce pei paesi caldissimi ed umidissimi o asciuttissimi, come pure per le regioni artiche, debbono essere specie distinte. Egli potrebbe appoggiarsi al fatto che nessuna specie del gruppo affine all’uomo, cioè dei quadrumani, può resistere ad una bassa temperatura e a nessun notevole mutamento di clima; e che quelle specie che vengono più prossime all’uomo non sono mai state allevate fino ad essere adulte, anche nel clima temperato di Europa. Egli sarebbe profondamente colpito dal fatto, notato dapprima da Agassiz, che le differenti razze umane sono distribuite nel mondo nelle stesse provincie zoologiche, come quelle che sono abitate da specie e generi di mammiferi certamente distinti. È evidente che questo è il caso per le razze umane, Australiane, Mongole e Nere; in un modo meno evidente per gli Ottentoti, ma chiaramente pei Papuani ed i Malesi, che sono separati, come ha dimostrato il sig.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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